Il Palazzo delle Canoniche, in origine insediamento castrense (X-XII secc.), poi residenza dei canonici della cattedrale (XIII-XVI secc.), per un certo periodo abitato anche dalla famiglia Trinci, è inserito tra la navata sinistra e il transetto della Cattedrale, con ingresso in Largo Carducci. Esso conobbe un primo restauro nel 1764 ad opera dell’architetto Giuseppe Piermarini ed un secondo, definitivo, eseguito tra il 1923 e il 1925, su progetto dell’architetto Giorgio Sorbi. In quell’occasione si riaprirono le vecchie bifore e venne aggiunto il corpo di fabbrica terminale merlato in sostituzione delle precedenti strutture abitative che delimitavano la piazza su quel lato.

L’aspetto attuale offre su Largo Carducci una facciata con tre porte con arco a piano terra, tre finestre con arco al primo piano, due bifore e una trifora al secondo. Nella cornice tra il piano terra e quello superiore si aprono monofore sopra le porte. Solo nella prima parte della lunghezza dell’edificio, corrispondente alla terrazza, sono visibili i merli guelfi, progettati in realtà anche per l’intera lunghezza nel lato di Piazza della Repubblica. In entrambi i lati, sotto i merli, è una cornice che sovrasta quattro bifore, due per lato, una monofora su Piazza della Repubblica e una trifora su Largo Carducci.

Oggi il Palazzo delle Canoniche ospita il Museo Capitolare Diocesano, il cui primo settore è stato inaugurato nel gennaio 2008. All’inizio del Novecento fu di Michele Faloci Pulignani l’idea di un Museo Sacro per il quale diresse i lavori di rinnovamento del Duomo, tra il 1902 e il 1904, e quelli che, tra il 1923 e il 1925 conferirono al Palazzo delle Canoniche l’aspetto attuale. In anni più recenti, diversi arredi e opere d’arte della Cattedrale confluirono in una prima Raccolta Capitolare grazie all’attività del canonico Mariano Filippini; dalla Diocesi, inoltre, affluirono in Vescovado numerose opere che, nel luogo di appartenenze, erano soggette al rischio di dispersioni o furti. In tal modo, nel corso del tempo, ha preso corpo un vero e proprio Museo.

Oggi esso ospita un nucleo di circa 40 opere, documenti di archeologia cristiana e diverse opere pittoriche eseguite nei secoli XV-XVIII ad opera di vari artisti, tra cui Bartolomeo di Tommaso, Ferraù da Faenza, Noël Quillerier, Cristoforo Roncalli, Cesare Sermei, Giovan Battista Michelini, chiara testimonianza dell’insieme di committenze artistiche e donazioni che si sono succedute nei secoli e provengono non solo dalla cattedrale, ma anche dalle piccole chiese del territorio.

L’esposizione prende avvio da una scultura lignea raffigurante San Feliciano, una tra le più antiche immagini del santo, riferibile alla fine del primo quarto del Quattrocento, ricomposta nelle sue parti originali e liberata da integrazioni e ridipinture.

Altre opere importanti sono quelle lasciate in eredità dalla famiglia Roscioli, opere che costituivano le collezioni e la quadreria conservate nelle residenze romane di quella famiglia e andate irrimediabilmente disperse, tranne qualcuna. Nello stesso palazzo sono, inoltre, custodite le pale d’altare che, a partire dalla fine del Cinquecento, decorarono le cappelle del Duomo e che furono eseguite da pittori prevalentemente forestieri.

Le testimonianze medievali più notevoli all’interno del Museo sono alcune rare sculture lignee, tra cui la Madonna di Santa Maria Infraportas, una delle più antiche che si conservano, e il tabernacolo trecentesco dell’eremo di Pale, mentre fra le numerose pale d’altare presenti in gran numero nel territorio della Diocesi si ammirano le tele della Bottega di San Giuseppe, lasciata in un piccolo centro di montagna probabilmente nel secondo decennio del Seicento da un ignoto artista di cultura franco-fiamminga, identificato da alcuni col pittore lorenese Georges de La Tour.

Il tesoro della Cattedrale è, inoltre, costituito da una stauroteca veneziana ornata con cristallo di rocca e smalto databile ai primi anni del Trecento, da una ricca serie di croci processionali in argento e rame dorati, eseguite tra il XIV e il XVI secolo da botteghe orafe locali per le chiese della Diocesi e da suppellettili liturgiche di età barocca, spesso realizzate da notissimi artisti e argentieri.

Da ricordare è, infine, la raccolta di reliquiari custoditi in cripta, nella Cappella delle Reliquie.

Accessibilità

Le persone disabili che arrivano in auto possono parcheggiare accanto alla Cattedrale, in Piazza del Vescovado, dove ci sono posti auto riservati. Al Museo Capitolare e Diocesano si accede tramite due ingressi: dall’interno della Cattedrale, attraverso una porta collocata lungo la navata sinistra, che conduce ad un cortile interno dal quale si prende l’ascensore; esiste anche un accesso esterno per il Museo, attraverso una porta collocata sulla parete accanto alla facciata principale della Cattedrale, accesso che presenta un gradino con un’alzata di cm 8 e che conduce ugualmente allo stesso cortile interno. Per la visita del Museo occorre chiedere al parroco o al custode della Cattedrale. Il Museo è collocato al secondo piano e vi si accede tramite un ascensore la cui porta ha una luce netta di cm 90 e la cabina una profondità di cm 130. Le sale sono visitabili senza difficoltà, tranne la “sala del rosone”, che ha 6 gradini all’ingresso. Il servizio igienico del Palazzo delle Canoniche riservato alle persone disabili si trova al primo piano.

Mappa

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